Propranololo appartiene a un gruppo di farmaci denominati beta-bloccantiche che agisce su molte parti del corpo compreso il cuore.
Propranololo è utilizzato come supporto terapeutico farmacologico per il trattamento a lungo termine dell'ipertensione arteriosa, angina pectoris, profilassi post-infartuale, controllo della maggior parte delle forme di aritmia cardiaca, profilassi dell'emicrania, trattamento del tremore essenziale, controllo dell'ansieta' e della tachicardia su base ansiosa, coadiuvante nella terapia della tireotossicosi e delle crisi tireotossiche, trattamento della cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva,trattamento del feocromocitoma (associato a un farmaco bloccante glialfa recettori).
Modalità d'uso e posologia
Nel trattamento dell'ipertensione arteriosa il dosaggio iniziale consigliato è quello di 40 mg di propanololo, assunto due volte al giorno, nel trattamento dell'angina pectoris, si ricorre invece alla somministrazione di 40 mg per due o tre volte al giorno.
Qualora fosse necessario sospendere la terapia, sarebbe opportuno prevedere una graduale riduzione del dosaggio, al fine di evitare reazioni collaterali reattive. Inoltre, possibili effetti collaterali, quali vertigini, cefalea e sonnolenza, potrebbero rendere pericoloso l'uso di macchinari e la guida di autoveicoli.
Controindicazioni
Propanololo è controindicato in caso di pazienti con asma bronchiale o broncopatie, ipersensibilità verso uno dei suoi componenti, bradicardia spiccata, shock cardiogeno, ipotensione, acidosi metabolica, insufficienza renale, blocco atrioventricolare, feocromocitoma in monoterapia, angina di prinzmetal e malattia del nodo del seno.
Effetti indesiderati
Come per altri farmaci della stessa classe, gli effetti indesiderati sono diretta conseguenza della sua azione: può provocare ipotensione, bradicardia ed arresto cardiaco, disturbi della memoria, alterazione dell’omeostasi del glucosio. Nei pazienti affetti da asma può precipitare un attacco asmatico. La sospensione improvvisa della terapia può provocare fenomeni di ‘rimbalzo’ con peggioramento della patologia originaria.